I Gatti a Venezia. Storia di un amore che dura da secoli

Originally posted on 6 Aprile 2020 @ 7:02

I gatti di Venezia: i piccoli leoni delle nostre case

Tigrati, Soriani, bianchi, neri, i Veneziani amano e rispettano i gatti. A venezia e nell’hinterland, sono infatti numerose le colonie feline. Così come sono numerose le associazioni e i volontari che si dedicano alla loro cura e tutela.

❤️LASCIA UN LIKE E CONDIVIDI SE L’ARTICOLO TI E’ PIACIUTO! ❤️

Liveinvenice-Live-in-venice-Liveinveneto-Live-in-Veneto-NewsSarà perché ricordano un po’ il leone o sarà perché in questa città a pelo d’acqua i topi sono sempre stati un problema per le pestilen­ze e per la salubrità delle riserve alimentari, ma i gatti* a Venezia sono sempre stati numerosi e amati dalla popolazione.

I migliori prodotti per il tuo gatto sono su Amazon

Importati dal Medio Oriente si sono subito rivelati un fattore insostituibile per la decimazione dei topi, vero flagello dei secoli passati.

Non c’è angolo di Venezia in cui facendo un po’ attenzione, non si scorga almeno uno di que­sti felini (sembra che prima della seconda guerra mondiale a Venezia ve ne fossero quarantamila): sdraiati al sole in un campo, rintanati in qualche buco di un muro, sotto un gradino rotto, sotto una finestra in attesa di un po’ di cibo, nei giardini a fare “banda”, immobili come statue con lo sguardo fis­so, attorno a qualche sacchetto di immondizie per trovare qualcosa di buono o a lottare per una femmina.

Cacciatori silenziosi o semplice deterrente, la loro presenza per la città è di conforto: se ci sono loro non possono esserci i ratti.

Certo, vi sono anche numerosi gatti che soggiornano in moltissi­me case conducendo una vita ricca di comodità. Stanno al riparo e lontani da tutte le avversità, e questa è la massima forma d’amore che la gente veneta manifesta verso questi felini.

Dei moltissimi gatti* che popolano Venezia, anche fuori delle case, nessuno comunque è malnutrito ed emaciato; probabilmente nell’inconscio collettivo dei veneziani c’è una qualche gratitudine verso di loro.

Una schiera di signore, spesso anziane, le cosiddette “gattare”, non di mentica mai di portare nelle zone di massima frequentazione feli­na un po’ di carne, avanzi di cibo, scatolette, del pesce.

Se ne ve­dono i resti, prima che passi il netturbino: carte unte, qualche li­sca di pesce, una scatoletta vuota.

Sono anche stati aperti dei “dormitori” per gatti: magazzini privati al piano terra dove i gatti possono andare e venire a loro piacimento e dove vi sono coperte e ciotole per l’acqua o per il cibo, il tutto mantenuto dalla volontà del vicinato o di qualche gruppo di amiche.

Vi sono poi stati dei gatti rimasti nella storia:

È il caso della gatta che il doge Francesco Morosini si portava dappertutto, anche in guerra.

Il gatto Nini di un caffè ottocentesco davanti al ponte della chiesa dei Frari, che ebbe l’onore di una scultura commemorativa alla sua morte.

Il povero gatto soriano di proprietà del custode del campanile di San Marco, che fu l’unica vittima, assieme a qualche colombo, del crollo del campanile stesso il 14 luglio 1902.

Ma di ciò ve ne parleremo prossimamente.

Pubblicato il: 6 aprile 2020

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@sfc.company.

❤️LASCIA UN LIKE E CONDIVIDI SE L’ARTICOLO TI E’ PIACIUTO! ❤️

 

Voi che ne pensate? Se l’argomento vi piace, lasciate un commento qui a fondo pagina e anche un mi piace o condividete questa notizia. E non dimenticate di iscrivervi al canale e di seguirci su www.liveinvenice.it
NB: i link evidenziati e con l’asterisco (se presenti), si riferiscono a prodotti suggeriti, riconducibili ad Amazon; partner di Liveinvenice.it


live-in-venice-facebooklive-in-venice-twitterlive-in-venice-youtubelive-in-venice-instagramlive-in-venice-google-plus

Scelti per VOI:

Dicci la tua
Translate »