Il merletto. Un patrimonio immateriale da valorizzare

Originally posted on 9 Aprile 2016 @ 7:07

Anche il Comune di Venezia aderirà insieme a numerose altre città italiane alla candidatura per il riconoscimento del merletto italiano come patrimonio immateriale dell’Unesco.

Lo ha deciso in questi giorni il Comune di Venezia, per valorizzare un’arte antichissima, di cui a Venezia c’è una lunga tradizione, a Burano, con quello ad ago e a Pellestrina, con quello a fuselli, come testimoniano il Museo del Merletto allestito nell’isola di Burano e l’Archivio della Scuola dei Merletti, conservato al Museo di Palazzo Mocenigo.

Merletto 3L’idea aderire alla candidatura fanno sapere dall’Amministrazione, ha preso forma nel febbraio scorso, in occasione dei festeggiamenti per i 100 anni di Emma Vidal, la maestra merlettaia di Burano.

In quell’occasione il Comune di Venezia, insieme ai Musei civici veneziani, decise che fosse necessario dare ancora più valore a questa secolare tradizione che rende Venezia famosa in tutto il mondo.

Nella prima settimana di giugno, in occasione della Biennale del merletto, si svolgerà la sottoscrizione del protocollo d’intesa con tutti sindaci aderenti al progetto per la costituzione di una rete, volta a promuovere e sostenere l’iniziativa di candidatura del merletto italiano a patrimonio immateriale dell’Unesco.

LA LEGGENDA DEL MERLETTO DELLE SIRENE

L’isola di Burano è una piccola Venezia dove calli e canali si intersecano fra case dai colori brillanti. Gli abitanti vivono di pesca, ma l’isola è famosa per l’attività tipica delle sue donne: il merletto. Non il merletto preparato al tombolo del litorale di Pellestrina, ma quello con ago e filo, cucito punto per punto. La leggenda tramanda che Nicolò era un bel ragazzo, gentile e leale da renderlo simpatico a tutti e faceva il pescatore. Costui si fidanzò con Maria che al pari suo era discreta, servizievole e attraente.

Merletto 1Pochi giorni prima del matrimonio Nicolò uscì per mare da solo e appena gettate le reti udì un suono, una musica lontana e molto dolce. Era un canto tanto suadente da pervadere il corpo e la mente. Vide poi che quattro bellissime sirene avevano circondato l’imbarcazione e anche se non dicevano nulla, il suono che usciva dalla loro bocca e la dolcezza dei loro sguardi era più di quello che un uomo potesse desiderare.

Nicolò però prima provò una stretta al cuore e poi gli si presentò davanti la visione del viso della sua Maria. Visione che non lo abbandonò e che annullava la potenza del canto che era dentro di lui. Alla fine le sirene tacquero e capirono che non avrebbero scalfito l’animo del giovane.

Una sirena si avvicinò alla barca e disse a Nicolò che era così raro imbattersi nel potere dell’amore che per ringraziamento gli recavano un dono per la sua bella e che essa, se veramente meritava, avrebbe saputo trarne profitto. Ecco che Nicolò ricevette uno stupendo ricamo di incredibile delicatezza, creato con la schiuma del mare.

Le sirene scomparvero e il giovane tornò a casa. Il matrimonio fu celebrato e i due giovani vivevano felici, ma Maria era scettica sulla storia delle sirene. Quel pizzo però aveva qualcosa di magico! Come tutte le mogli dei pescatori era pratica di ago e filo; prova e riprova Maria riuscì a riprodurre quel capolavoro: nacque così il famoso merletto buranello.

 


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